Stop burnout

Questa pagina è dedicata agli attivisti per i diritti degli animali che soffrono di burnout, o che rischiano di cadere in questo stato.

Il burnout è una condizione di esaurimento psicofisico, dovuta a condizioni di stress intenso e prolungato, che può comportare conseguenze anche gravi in ambito personale e professionale.

Il burnout è una condizione piuttosto diffusa tra gli attivisti per i diritti degli animali, come tra chiunque si impegni intensamente in difesa degli oppressi.

In fondo a questa pagina trovi le informazioni sulle consulenze di life coach a cui puoi accedere per affrontare e superare il burnout, mentre di seguito puoi leggere approfondimenti sul burnout nell’ambito dell’attivismo per i diritti degli animali.

Il burnout nell’attivismo per i diritti animali

Ho trovato molto chiaro ed interessante l’articolo pubblicato da viverevegan.org, e di cui riporto il testo in corsivo.

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è un fenomeno tipico dell’attività lavorativa dovuto a “stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo” e, così come indicato nell’ICD-11 (la Classificazione Internazionale delle Malattie), è caratterizzato da tre dimensioni:

  1. Sensazioni di estrema fatica fisica e/o mentale o esaurimento energetico;
  2. Sensazione di distanza mentale dal proprio lavoro o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro;
  3. Ridotta efficacia professionale.

Inizialmente individuato e studiato tra i professionisti impegnati nelle cosiddette professioni d’aiuto, quali lavori sanitari ed assistenziali (psicologi, infermieri, medici, operatori sociali).
Si è poi riscontrato in qualsiasi contesto lavorativo con condizioni stressanti e performanti.

Le cause del burnout sono individuabili sia in problematiche organizzative che in problematiche relazionali sul posto di lavoro. Ad esempio il sovraccarico di lavoro è un elemento che può portare a situazioni di burnout, così come il senso di impotenza rispetto agli esiti della propria attività, la mancanza di controllo sulle azioni che si mettono in campo, l’assenza di equità rispetto ai carichi di lavoro, l’esistenza di valori contrastanti e situazioni di conflitto nel contesto lavorativo o anche l’identificazione, come nel caso delle professioni di aiuto, con la persona accudita.

Pur essendo riconosciuta come condizione in ambito lavorativo, la sindrome da burnout è stata riscontrata anche in altri ambiti, uno tra tutti quello dell’attivismo.

Il Burnout nell’attivismo

Paul Gorsky, un ricercatore della George Mason University, si è occupato in maniera specifica del tema burnout nell’attivismo, e raggruppa in tre ambiti principali le cause di burnout:

  1. Aspetti personali: quali investimento emotivo, comprensione e valutazione dei rischi rispetto alle energie messe in campo, conoscenza e valutazione dell’oppressione strutturale;
  2. Aspetti esterni: resistenza, portata dell’ingiustizia, problematiche finanziarie,
    l’essere vittime di scherno e disprezzo, il rischio di criminalizzazione, con conseguenti problemi legali e rischio di arresto, l’essere vittime di violenza;
  3. Aspetti legati ai “movimenti”: bigottismo e/o discriminazione all’interno dei movimenti (quali sessismo, razzismo, eteronormatività), la cultura del martirio (secondo la quale se non si lotta fino allo stremo non si è lottato abbastanza, con conseguente silenziamento di chi prova ad avanzare l’argomento del benessere dell’attivista), la competizione per il riconoscimento.
Burnout e attivismo per i diritti animali

In uno studio specifico l’autore analizza queste tre macrocategorie proprio nell’ambito dell’attivismo animalista.

1) Aspetti personali

L’impegno per i diritti animali è spesso indirizzato a combattere ingiustizie e sofferenze su larga scala e legate ad una oppressione strutturale insita nella società. L’ampiezza di questi obiettivi hanno un forte impatto emotivo che può causare esaurimento emotivo e vissuto di impotenza, precursori del burnout.

È stato inoltre rilevato che il profondo senso di responsabilità e di empatia verso gli animali comporta un continuo stato di iper-consapevolezza che accompagna quotidianamente
l’attivista ed un vissuto costante di colpa e di frustrazione rispetto alla lentezza dei cambiamenti che avvengono rispetto ai propri obiettivi.

2) Aspetti esterni

In questa seconda categoria, la ricerca di Gorsky si indirizza allo stress legato alla sfida lanciata verso le grandi aziende e contro un sistema legislativo che favorisce lo sfruttamento e la messa a morte degli animali non umani.
A questi obiettivi si collegano quindi i rischi di ritorsioni legali da parte delle aziende così come li tentativi di repressione giuridica.
A ciò si può aggiunge anche un punto importante, l’attivismo è solitamente su base volontaria e richiede un dispendio di energie e di attenzioni che spesso non sono compatibili con gli impegni della vita quotidiana, siano essi di tipo personale (i rapporti familiari ed amicali) siano essi di tipo lavorativo (la necessità di lavorare per avere uno stipendio può essere vissuto come un ostacolo e come una sottrazione di tempo e risorse al proprio attivismo).

3) Cause interne al movimento

A questo livello si possono collegare le lotte intestine tra i vari gruppi impegnati sul tema della liberazione animale, così come le incomprensioni tra attivisti all’interno della stessa organizzazione, con scontri sui punti di vista, sugli obiettivi migliori e necessari da raggiungere, sull’impostazione migliore da tenere e sulla cosiddetta cultura del martirio, cui già si è accennato prima, “in cui il burnout è considerato un indicatore di impegno”(6) più che una situazione da evitare.
Un ulteriore problema è quello legato a diseguaglianze di genere, di razza, di classe. Il mondo della liberazione animale, come in generale tutti i movimenti sociali, vive spesso di un processo di idealizzazione romantica secondo la quale i propri spazi di azione politica sono liberi dalle problematiche di sessismo, razzismo, classismo.
“La persistenza di sessismo, razzismo e altre oppressioni è invece ben documentata sia negli studi sulle esperienze degli attivisti per i diritti animali, sia negli scritti di attivisti vittime di marginalizzazione a causa della loro identità” con profondi effetti sullo stato di salute psicofisica delle persone marginalizzate.

Effetti del burnout

Gli effetti del burnout sono generalmente classificabili in effetti sulla persona ed effetti strutturali.
I rischi per l’attivista sono quelli di vivere sentimenti ed emozioni di ansia, rabbia, isolamento perdita di motivazione ed interesse. In generale si vive un senso di affaticamento con decadimento delle forze fisiche e psichiche fino al rischio di problemi del sonno, alcolismo e di più gravi disturbi psicologici.

Il rischio per il movimento è invece quello di veder vanificati i propri sforzi, di vivere un continuo turnover dei partecipanti, di perdere di incisività fino al rischio di dissoluzione del gruppo.
“La natura dirompente del burnout degli attivisti ha portato alcuni studiosi a sostenere che è tra i le maggiori minacce alla stabilità di un movimento sociale” (Paul Gorski, Stacy Lopresti-Goodman & Dallas Rising – 2018).

CONSULENZE PER USCIRE DAL BURNOUT

Ad Ali Libere, il centro di formazione e cultura di cui fa parte La Palestra dei Maiali Volanti, comprende anche un settore dedicato alla crescita interiore e all’evoluzione personale, chiamato  Officina Divina : ebbene, in collaborazione con Officina Divina, la Palestra dei Maiali Volanti propone consulenze individualizzate, in presenza oppure online, espressamente rivolte agli attivisti per animali, per aiutarli a superare il burnout, o ad evitarlo.

Clicca sulla parola “CONSULENZA”, sotto il riquadro rosso, per conoscere i dettagli.